Storia degli oscuranti

Il museo STORIA DEGLI OSCURANTI. GLI SCURI E LE PERSIANE

I primi sistemi di oscuramento risalgono alle prime popolazioni del deserto, che utilizzavano degli stracci bagnati nelle loro dimore per proteggersi dal calore e dalla luce eccessiva.

Successivamente gli Egizi utilizzarono strutture già simili a quelle a noi familiari, ovvero “tende oscuranti” fatte di decine e decine di canne legate insieme. 

Qualcosa di molto simile veniva utilizzato nell’antica Cina, dove le canne erano sostituite dai bambù.

Anche i Romani, bisognosi di proteggere le abitazioni dal caldo sole mediterraneo, coprivano le loro finestre con strisce di stoffa, che col tempo diventarono tende più ornate.

Oggi sono conosciute con il nome di «Tende Romane» poiché i Romani inventarono anche il sistema di arrotolamento del tessuto su sé stesso.

Le cosiddette “Veneziane” nascono molto più tardi, alla fine del ‘700 circa, ma la loro origine affonda nella cultura Giapponese, Cinese e Persiana. Prendono questo nome perché pare siano stati proprio dei mercanti veneziani a importarle dalla Persia a Venezia.

Nel XVIII secolo le case inglesi, francesi e olandesi sono sempre più curate grazie al più alto tenore di vita offerto dalla Rivoluzione Industriale e, in questi anni il fisico inglese Edward Bevan brevetta un congegno di lame mobili in legno, azionate da una corda e una puleggia inserite in un telaio, per alzare ed abbassare la tenda veneziana. Nel 1841 John Hampson modifica l’invenzione, permettendo la regolazione dell’angolo delle lame, creando le veneziane che utilizziamo tuttora.

Le chiusure esterne, da epoche molto remote, appaiono come antoni (o più comunemente scuri, dal longobardo skur che significa riparo), tipo di infisso costituito da un pezzo di legno unico o da più pezzi uniti tra loro in modo che la luce non riesca a filtrare attraverso le fessure.

In alcune zone di Italia, già dal XVIII secolo, si diffusero le persiane o “scuri con gelosia” in quanto impedivano la visione dall’esterno delle donne chiuse in casa, di cui gli uomini erano – appunto – assai gelosi!

Con questo sistema, le ante, che si possono aprire verso l’esterno, presentano degli sportellini con stecche in legno distanziate che consentono di regolare comodamente il passaggio della luce e il flusso dell’aria anche ad anta chiusa.

Gli scuri ciechi si diffusero in tutto il nord Italia, andando ad assumere uno stile particolare legato alla modalità di chiusura a seconda della regione.

In Veneto lo scuro “alla padovana” ha le ante snodate sulla spalla del muro, “alla vicentina” si ripiega a libro in due moduli e “a libro” si ripiega in uno, due o tre moduli. Lo scuro “alla veronese” viene installato nel foro finestra ed è costituito da 3 assi (o doghe) per ogni pannello (o anta) che compone l’oscurante. Lo scuro “alla mantovana” presenta scandole orizzontali.

In Toscana, Liguria e in tutto il centro-sud, invece, si diffusero maggiormente le persiane, probabilmente perché più versatili nella gestione dell’entrata del sole e del calore negli ambienti.

La persiana diventerà la tipologia di oscuramento più diffuso in Italia. Ogni zona dell’Italia presenta persiane con aperture, tamponamenti e colori differenti addirittura da città a città: a doghe orizzontali o verticali, con lamelle orientabili, distanziate o cieche, con pannello bugnato o con sportello alla genovese.

Agostini Group, nel 2000 introduce il Fibex nel mercato di scuri e persiane, creando un prodotto che offre prestazioni meccaniche, fisiche e di isolamento superiori al legno, all’alluminio e al pvc.

Le esclusive caratteristiche prestazionali e le proprietà fisico-meccaniche del composito Fibex, fanno di questo materiale e delle sue applicazioni per scuri e persiane la soluzione ideale per le abitazioni del futuro.

STORIA DEGLI OSCURANTI. GLI AVVOLGIBILI.

Gli avvolgibili esterni, o più comunemente le tapparelle, fanno parte della famiglia dei sistemi di oscuramento. Più precisamente sono “una schermatura esterna con stecche orizzontali snodate che scorrono tra due guide laterali”. 

Per aprirsi e chiudersi l’avvolgibile si avvolge appunto attorno ad un rullo che si trova all’interno di un cassonetto posizionato nella parte superiore del serramento.

In Italia l’avvolgibile trova le prime applicazioni a partire dal 1870.

I primi avvolgibili venivano realizzati in legno, le feritoie erano molto larghe, con la funzione di far filtrare la luce, e si faceva largo uso delle guide a sporgere per meglio gestire gli apporti solari.

Un esempio sono le tapparelle del Palazzo delle Debite a Padova, progettato dall’architetto Camillo Boito. Lo stesso Boito successivamente applica le tapparelle a Milano nella Casa di Riposo per Musicisti del 1899, edificio commissionato da Giuseppe Verdi. 

Una soluzione che libera l’edificio dalla necessità di rispettare i rigidi ritmi tra i vuoti e i pieni necessari nel caso dell’accostamento delle persiane.

Nel ‘900 le finestre con avvolgibili permettono delle facciate di grande impatto. Iconica e significativa è la casa Milà di Gaudi del 1906, la cui conformazione della facciata ha rivoluzionato gli aspetti compositivi degli edifici.

La casa del Fascio di Lissone del 1936, viene caratterizzata da tapparelle in legno d’abete Douglas verniciato.

Negli anni ‘60 si diffondono in Europa gli avvolgibili in alluminio.

Nel 1963, Luciano Agostini fonda ETP, Estrusione Tapparelle in Plastica, portando anche in Italia i primi avvolgibili in pvc, più leggeri ed economici. 

Questi saranno sempre più utilizzati grazie allo sviluppo edilizio e alla intensa urbanizzazione del territorio italiano tra la fine degli anni ’70 e gli inizi degli anni ’80.

Negli anni ‘90 fa il suo ingresso l’alluminio coibentato, ovvero un riempimento di schiuma poliuretanica espansa inserito all’interno delle stecche per garantire isolamento termo-acustico. 

Il prodotto risulta così più leggero rispetto al legno, molto resistente e soprattutto maggiormente resistente alla salsedine ed agli urti da parte della grandine.

Contemporaneamente vengono sviluppate le stecche in alluminio estruso, che presentano caratteristiche di anti-intrusione migliori rispetto al semplice alluminio coibentato.

Il materiale più resistente usato per gli avvolgibili antieffrazione e per le situazioni con rischio elevato di tempesta è, attualmente, l’acciaio blindato.

Oggi assistiamo al passaggio dal vecchio sistema di sollevamento della tapparella tramite la corda ai più moderni sistemi motorizzati, in cui il telo della tapparella viene sollevato da un motore elettrico inserito nel rullo reggitelo. 

Il comando avviene tramite un pulsante posto sulla parete, un telecomando o, nelle installazioni domotiche, tramite un’app installata nello smartphone.

Alcune tipologie di tapparella prevedono anche la possibilità di orientare parzialmente le stecche in modo da regolare l’accesso delle luce solare secondo le proprie esigenze.