Storia del vetro

Il museo STORIA DEL VETRO NELLA FINESTRA

Non è possibile attribuire un anno preciso alla nascita del vetro poiché si tratta di un materiale presente in natura. Infatti, quando la sabbia di quarzo si scoglie ad alte temperature, una volta raffreddata si trasforma in una massa solida: il vetro. Tali situazioni si verificano facilmente in prossimità dei vulcani.

I primi che si prendono il merito per aver inventato una tecnica di produzione del vetro sono degli artigiani in Mesopotamia. La prima “ricetta” per la produzione del vetro è stata infatti scritta dal re assiro Assurbanipal e consisteva in “60 parti di sabbia, 180 parti di polvere di alghe essiccate e 5 parti di gesso”. All’epoca il vetro era utilizzato esclusivamente per realizzare gioielli e monili.

Nel 100 a.c. circa un artigiano vetrario della costa siriana inventa la canna di soffiatura: un tubo con un bocchino per la soffiatura del vetro. Grazie a questo strumento vengono prodotti diversi materiali in vetro aventi spessore ridotto.

I primi che utilizzano il vetro come chiusura dei varchi nelle proprie case, e quindi come primordiali finestre, sono i Romani.

Scoperta l’utilità del vetro nella realizzazione delle finestre, si diffusero, sempre di più, nuove tecniche per la produzione di questo materiale.

Inizialmente la più diffusa fu la colatura del vetro fuso in stampi. I romani in Inghilterra, tra il 43 e il 40 d.c., componevano le vetrate delle finestre usando piccoli pezzi di vetro, come fossero delle lastre di ciottoli posate su una cornice di legno.

Nelle “thermae” di Pompei, appena ultimate quando si verificò l’eruzione vulcanica del 79 d.C., erano previste per tutti gli ambienti principali finestre grandissime (addirittura da 2×2 m). Anche le magnifiche aperture delle ville non erano concepibili senza vetri.

Nelle borgate agricole di Pompei, le finestre guarnite di vetri non erano numerose e, il più delle volte, consistevano di piccoli “dischi” di vetro senza telaio, semplicemente murati col bordo. Ma nelle città importanti, ed in particolare a Roma e nelle sfarzose ville patrizie della zona laziale, già allora si vedevano numerosi esempi di ampie aperture chiuse con lastre di vetro.

Si ricorda, in proposito, la sentenza di Cicerone, seconda metà del primo secolo: “Deve considerarsi molto povero colui i cui appartamenti non sono decorati di vetro”, da cui è evidente come il prestigio del vetro nella società romana dell’epoca era davvero sorprendente.

Sotto Nerone (37-68 d.C.), fu costruito il primo laboratorio vetrario romano – e, pare, molto bene attrezzato-, mentre già nell’anno 220 le fornaci erano tanto numerose da rendere mefitica l’aria dell’Urbe, obbligando l’amministrazione di assegnare ai vetrai, per i loro impianti, uno speciale settore del territorio periurbano.

Intorno al 100 d.c., ad Alessandria d’Egitto venne sviluppata ulteriormente la tecnica del vetro soffiato. Gli artigiani soffiavano finché le bolle di vetro non assumevano le sembianze di una “corona” cava. 

Si ottenevano lastre piatte discoidali che venivano poi unite con piombo per formare superfici più grandi. Inizialmente il risultato non consentiva alcuna visibilità, per cui, nei periodi successivi, i metodi si evolsero fino ad arrivare alla produzione di pannelli rettangolari più sottili e trasparenti.

Nel XIII secolo l’arte vetraria si sviluppa a Venezia, in particolare nell’isola di Murano, grazie ai contatti tra i mercanti della Serenissima e l’Oriente, diventando poi punto di riferimento per la produzione del vetro. 

Addirittura nel 1271 lo statuto di Venezia tutela la manifattura del vetro veneziano, proibendo che vengano importati vetri dall’estero e negando ai vetrai stranieri la possibilità di operare a Venezia.

Nel XVI secolo il vetro viene considerato un bene di lusso, tanto che nelle case delle classi sociali superiori i vetri nelle finestre sono presenti solo nelle stanze più importanti. 

Nel secolo successivo iniziano anche a diffondersi diverse gamme, tra cui la finestra a battente caratterizzata dall’apertura verso l’interno che permetteva di proteggere il vetro, considerato ancora materiale prezioso e delicato.

Alla fine del secolo i francesi sviluppano una nuova tecnica per produrre piatti di vetro più grandi e di maggiore chiarezza. Versando il vetro fuso su un tavolo veniva poi lavorato con un rullo fino, in modo da ottenere uno spessore omogeneo.

A seguito della rivoluzione industriale finalmente viene inventato un macchinario che rende possibile la produzione di massa, il forno continuo a bacino.

Nel 1851, mentre ingegneri di diversi paesi si sfidano nella creazione della finestra più grande e più resistente, in Inghilterra vengono abrogate due leggi impopolari di fine ‘600 su finestre e vetri che avevano portato alla chiusura di numerosi fori negli edifici.

Lo stesso anno, per ospitare la prima Esposizione Universale, venne realizzato ad Hyde Park, nel centro di Londra, il Crystal Palace, un’enorme costruzione in stile vittoriano, con struttura in acciaio, alta 39 metri e con 92.000 mq di area calpestabile, completamente ricoperta da lastre in vetro. Il Crystal Palace verrà distrutto da un incendio nel 1936.

Nel 1913 viene messo a punto il procedimento Fourcault per la realizzazione del vetro tirato, seguito nel 1916 dal metodo Libbey-Owens e nel 1925 dal metodo Pittsburg, al fine di ottenere lastre di sempre maggior dimensione, prive di difetti ottici.

Un ulteriore progresso avviene nel 1925 quando gli ingegneri Ingle e Smith brevettano la macchina IS per la produzione del vetro cavo. 

Tramite il metodo del soffio, la goccia viene prima soffiata in una preforma metallica, per poi essere trasferita in un secondo stampo dove viene modellata tramite il soffio fino ad assumere la forma definitiva. 

Qualche anno dopo vengono realizzate le prime fibre di vetro, circa nel 1928.

Attualmente Il 90% del vetro piano prodotto al mondo è fabbricato con il sistema
“a galleggiamento” inventato da Alastair Pilkington, dove il vetro fuso è versato ad un’estremità di un bagno di stagno fuso. Da qui il nome “vetro float”.

Il vetro liquido, galleggiando, si spande lungo la superficie del bagno, creando un piano liscio su entrambi i lati. Il vetro si raffredda e solidifica mentre scorre lungo il bagno, formando un nastro continuo. 

Una volta diviso in lastre, viene poi riscaldato nuovamente su entrambi i lati (lucidatura a fuoco), per ottenere due superfici perfettamente parallele.